Paolo Campiglio, presidente di Daclé SA e direttore generale della società farmaceutica fondata nel secolo scorso e che dirige in quarta generazione, è stato tra gli ospiti del Family Business Network che si è svolto a Brescia dal 4 al 6 aprile.

Il Family Business è il festival laboratorio organizzato dal Corriere della Sera, dal settimanale L’Economia e dall’Università Bocconi che racconta le imprese familiari italiane con dialoghi e workshop dedicati alla principale forma d’impresa del nostro Paese ed è l’occasione per incontrare e conoscere gli industriali e i manager che guidano le più importanti aziende private italiane. Molte sono diventate multinazionali e rappresentano le eccellenze italiane nel mondo, ma conservano tuttora un capitale familiare, ovvero nessuna azione è in mano a imprenditori che non discendono direttamente dal fondatore dell’azienda.

Con la collaborazione di EY e Ubs sono state approfondite le tematiche legate a questa speciale forma imprenditoriale: gli aspetti finanziari e organizzativi, la gestione dei manager esterni agli azionisti, i conflitti familiari e il passaggio generazionale; punto cruciale sul quale l’associazione voluta da Alberto Falk per raggruppare questi imprenditori trova fondamento: “Ogni generazione rifonda l’azienda, certo sulla base di quanto le è stato trasmesso, ma rinnovandola per adeguarla al proprio tempo o addirittura cambiandola totalmente.”

Le prime 100 imprese familiari italiane per posizione finanziaria netta hanno nelle loro casse 16,6 miliardi di euro e se guardiamo solo alla liquidità il dato sale a 40 miliardi e si tratta per lo più di dividendi non distribuiti. Denaro utile quindi per la crescita delle nuove generazioni. Negli ultimi cinque anni le multinazionali non quotate in borsa, ovvero con capitale familiare, hanno remunerato benissimo i soci con la distribuzione di 21,7 miliardi di utili netti e tutte hanno migliorato i risultati economici.

Corporate Financial Press Office